Allegato
quale citazione
nel commento di Wolfgang Kühner
(Grande Vangelo di Giovanni
vol. 5 - cap 228, 1 – 7)
Il polo opposto di Dio
1. (Gesù
ai discepoli): Dico Io: «Ebbene, questi esempi Io ve li ho forniti appunto
affinché possiate essere più facilmente in grado di comprendere la successiva
spiegazione su Satana e sui suoi angeli. E dunque ascoltateMi
bene!
2. Secondo le vostre esperienze, vi
sarà ormai chiaro che anche il più forte fra i giganti non può affatto
esplicare la propria forza senza una ben solida base di appoggio, che noi
chiameremo “controforza o polo opposto”. Però l'identico rapporto si estende,
certo in misura sempre più infinita, fino al supremo Essere divino!
3. Se lo Spirito di Dio eterno,
liberissimo, sapientissimo ed onnipotente non avesse
posto fuori da Sé, già fin dall'eternità, appunto un polo opposto, allora non
sarebbe mai stato possibile a Lui, quale Dio
puramente positivo, chiamare all'esistenza i soli, i mondi e tutti gli
innumerevoli esseri che dimorano su di essi.
4. Ora, che
aspetto ha questo polo opposto di Dio e in che cosa consiste? È forse qualcosa
di totalmente estraneo al libero polo positivo della Vita e della Potenza di
Dio, oppure è sotto certi aspetti qualcosa di affine a questo? È signore di se
stesso, oppure dipende in tutte le sue parti solo dal polo positivo della
Potenza divina?
5. Ecco, a queste domande quanto mai
importanti Io risponderò nella maniera più evidente possibile; e subito dopo vi
accorgerete chi sia il cosiddetto Satana e chi siano propriamente i suoi
demoni! Fate dunque attenzione!
6. Se, per esempio, un uomo vuole
rappresentare qualcosa, egli comincia con il pensare, e il suo animo sarà ben
presto assalito da una grande quantità di immagini fuggevoli quali singoli
pensieri. Quando il pensatore si sarà dedicato per qualche tempo alla
contemplazione delle sue immagini spirituali interiori che si denominano
“pensieri”, e si darà sempre di più anche a tenerli fermi, egli si accorgerà
ben presto e facilmente che alcuni pensieri fra i migliori si saranno attratti,
e si saranno riuniti per formare una lieve idea. Una simile idea, poi, l'anima
la conserva solidamente aderente al SENSORIUM (sensorio) della propria memoria
come un'immagine impressa e la si potrebbe denominare un’idea fondamentale.
7. Ma poi la corrente dei pensieri
continua a fluire, similmente all'acqua di un torrente, e tra i molti pensieri
che fluiscono avviene che si trovi di nuovo qualcosa di più consistente, e
questo viene subito attratto dall'idea fondamentale e si congiunge con essa, e
già con questo l'idea fondamentale si rende ancora più chiara e più precisa.
8. Per un certo tempo la cosa procede
in questo modo finché accanto all'idea fondamentale si sono formate
successivamente varie idee secondarie che armonizzano con la prima, e così
questo complesso viene a rappresentare il concetto di una cosa concreta o di
un'azione da intraprendere, nonché dei suoi risultati.
9. Una volta che il pensatore sia
pervenuto in sé ad un simile concetto chiaro e perfettamente impresso, egli vi
trova compiacimento, lo afferra e lo compenetra immediatamente con il fuoco vitale
del suo amore. L'amore desta la volontà e la potenza d'azione del pensatore, e
allora il concetto interiore viene irresistibilmente innalzato per la
realizzazione materiale.
10. Ed ecco che ora il concetto
perfettamente spirituale di prima non è più soltanto come un'immagine
spirituale nella sua piena chiarezza nel SENSORIUM (sensorio) dell'anima, ma è
una copia consolidata, in certo modo giudicata, dell'immagine interiore-spirituale nella natura materiale, ed è posta a
vantaggio di colui che l'aveva prima ideata.
11. I singoli pensieri e le idee con
cui venne poi formato un concetto pienamente concreto sono ancora di natura
perfettamente spirituale e formano, con lo spirito, esattamente lo stesso polo
che noi chiameremo il polo principale e vitale.
12. Il concreto concetto complessivo
invece, che consiste di molti e svariati pensieri e idee - benché semplice
immagine spirituale ancora presente nell'anima - non appartiene più al polo
principale, dato che questo concetto possiede già una certa consistenza fissa,
ma appartiene al polo contrario, perché esso se ne sta in certo modo come un
tutto separato a sé di fronte all'anima, ed a questa è visibile in tutte le sue
parti, e per effetto di un'ulteriore attività può venire posto esteriormente
come una cosa del tutto materiale. Per conseguenza, essendo una cosa fissata e
giudicata, non può più appartenere alla sfera vitale dello spirito e
dell'anima; e ora continuate ad ascoltarMi!».
[inizio]
(G.V.G. vol. 5 - cap 229)
I due poli dell’esistenza
1. (Continua Gesù:) «Tu, Epifanio, ora stavi pensando
che pure un’idea composta da vari singoli pensieri può già costituire un
concetto-immagine, e come tale può benissimo appartenere anche al polo
contrario, anzi, essere un singolo pensiero esistente in sé e per sé, del tutto
impresso! Tu hai perfettamente ragione, ma se è così, il pensiero in tal modo
fissato, e così pure una tale idea, non è appunto più una vera idea, ma un
concetto singolo già esistente per sé, perché di fronte all’anima si presenta
come un’immagine ben formata, oppure come un’azione già ordinata, e perciò
costituisce il polo contrario al polo della vita.
2. Nel primo polo (il
positivo) si trova la vita, l’attività e la libertà; nel secondo polo (il negativo) o polo contrario sta la
morte, la pigrizia e il giudizio; e, vedete, in ciò consiste poi anche
l’Inferno, Satana e i demoni; queste sono dunque delle denominazioni
corrispondenti appunto di quello che ora vi ho indicato come il polo contrario.
3. Vedete, tutta la Creazione e quanto potete
percepire con i vostri sensi, sono pensieri, idee e concetti di Dio fissati;
neanche voi uomini, per quanto riguarda il vostro corpo sensoriale, fate
eccezione, ed anche l’anima, nella misura in cui essa è congiunta con il corpo
per mezzo del suo etere dei nervi e del sangue, sottostà al giudizio e
conseguentemente alla morte del corpo, morte da cui però essa può liberarsi
grazie alla sua libera volontà e facendo convergere le sue aspirazioni allo
spirituale puro secondo le leggi di Dio, e può completamente diventare una cosa
sola con il suo spirito che è proveniente da Dio; ma con ciò essa, essendo
spontaneamente attiva e indipendente, trapassa dalla sua morte antica alla vita
libera ed eterna.
4. Ed ora fate attenzione ad una cosa che ha
un’immensa importanza! La conoscenza e l’amore
costituiscono i fattori determinanti di qualsiasi attività nell’uomo, buona o
cattiva che sia. Se la conoscenza
è spirituale e propende verso Dio, allora anche l’amore inclinerà verso lo
spirituale e quindi verso Dio, e similmente saranno improntate le opere;
ebbene, un’attività di questa specie è buona, e la sua conseguenza è la
benedizione dai Cieli della vita.
5. Ma se invece l’uomo già dalla culla viene
arricchito nella sua conoscenza unicamente con ciò che è di vantaggio al corpo,
allora il suo amore inclinerà del tutto verso la materia, e ben presto egli
dedicherà affannosamente ogni sua attività ad accumulare sempre più tesori
materiali, per poter, grazie a questi, concedere alla propria carne sempre
maggiori diletti. Qualora questo sia il caso, allora l’anima trapassa
completamente alla materia, vale a dire al polo opposto al liberissimo Spirito
di Dio, venendo, per così dire, catturata in modo da formare, appunto, essa
stessa il polo contrario. Le necessarie conseguenze di questo fatto sono il
giudizio acquisito in se stessa e mediante se stessa, la maledizione dalla vita
alla morte e quindi, in un certo modo, la morte eterna stessa. A questo punto,
a chi mai altro può venirne attribuita la colpa se non all’uomo stesso che si è
procurato questo con la sua conoscenza, l’amore, la volontà e le opere?
6. Anche questa cosa annotatevela bene! Quando voi
parlerete con la gente, non avrete che da scrutare se l’uno o l’altro ha una
qualche cognizione del fatto che in lui c’è un’anima, e che essa ha una vita
eterna! Se costoro, stringendo le spalle, si limiteranno a rispondere, così in
tono di commiserazione: “Eh, di questo
abbiamo udito parlare già varie volte, ma l’esperienza di ogni giorno insegna
che in questa faccenda dovrebbe esserci ben poco di serio, anzi probabilmente
niente del tutto, e quanto va oltre l’esperienza non può essere altro che il
frutto di stravaganze di qualche fannullone affamato!”; ebbene, in questo
caso voi potete trarre con certezza la conclusione che le anime di simili
individui sono pressoché del tutto inghiottite dalla materia della loro carne e
che si trovano completamente nello stato di giudizio.
7. Allora ci vorranno molte fatiche a redimerli dal loro
giudizio e dalla prigionia del loro polo contrario! Nell’aldiqua
sarà una cosa assai difficile, e nell’Aldilà ancora di più, quantunque proprio
non impossibile. Per ottenere questo occorrerà lasciarli isolati nel proprio
giudizio e nella loro morte per lungo tempo, finché quel pochissimo di
spirituale che si trova ancora nell’anima avrà interamente consunto in sé il
grande elemento materiale, a volte grande quanto un mondo, e che, costretto
dalla fame, comincerà a sentire una grande brama di un nutrimento spirituale. E
ciò accadrà sempre e certamente, ma dopo periodi di tempo per voi
inconcepibilmente lunghi».
[inizio]
(G.V.G. vol. 5 - cap
230)
La via per la redenzione
1. (Continua Gesù:) «Da quanto ho detto voi potrete
rilevare che Dio Stesso, qualora non avesse posto
fuori di Sé il polo contrario, infinitamente grande per i vostri concetti, non
avrebbe potuto suscitare e collocare fuori di Sé alcuna Creazione come
materialmente esistente, dato che la Creazione costituisce essa stessa
l’immenso polo contrario. Dunque, tale Creazione deve essere così
giudicata, solida, tenace e come morta se deve essere corrispondente allo scopo
stabilito dal Creatore, e dato che essa è quello che è e così com’è, allora
risulta essere anche buona di fronte a Dio. Sotto il punto di vista degli effetti,
essa è cattiva soltanto rispetto agli uomini, perché quest’ultimi,
rispetto all’anima e parzialmente perfino rispetto al corpo, sono chiamati, come
degli esseri suscitati da morte, a congiungersi per l’eternità con Dio mediante
lo Spirito puro positivo che proviene da Dio, e con ciò senza più alcun rischio
di perdere la loro più assoluta libertà e indipendenza.
2. E qui si impone da sé la più importante fra tutte
le domande riguardanti la vita, e cioè: “Che
cosa deve fare e che cosa deve osservare un uomo per preservare la propria
anima dalla ricaduta nell’antico giudizio della materia che è morta?”
3. La risposta è la seguente: “Egli deve osservare esattamente i dieci Comandamenti dati al genere
umano per mezzo di Mosè, i quali, riassunti in breve,
prescrivono che si debba credere fermamente in un vero Dio, che Lo si debba
amare sopra ogni cosa e con tutte le proprie forze, e che si debba infine amare
i propri fratelli e sorelle come se stessi e, all’occorrenza, anche di più!”.
4. Ed è in questi Comandamenti – i quali si
compendiano veramente soltanto in due – che si concreta anche tutta la legge di
Mosè, come pure tutti i profeti i quali non hanno
insegnato altro che questo, ma lo hanno fatto impiegandovi molte parole, e ciò
per le ragioni della comprensione più ampia possibile.
5. Chi farà così, preserverà certamente il proprio
cuore – e quindi anche la propria anima – da ogni attacco dell’orgoglio, da
ogni durezza di cuore, dall’ira, dall’odio, dall’egoismo, dall’invidia,
dall’avarizia, dalla brama di possesso, dalla brama di dominio, dal vivere
agiatamente e dall’amore per il mondo, e poi troverà facile accesso al polo
spirituale-vitale di Dio, perché l’amore per Dio colma tutto l’essere umano
appunto dello Spirito vitale di Dio, e l’amore per il prossimo dà corpo e
consolida tale Spirito vitale divino nell’anima, e con ciò essa si rende
necessariamente identica a Dio Stesso in ogni cosa mediante lo Spirito divino
d’Amore che è in lei.
6. Ma dopo essersi fatta identica a Dio, essa si sarà
pure fatta identica al polo vitale positivo che è in Dio, del quale avete ora
fatto la conoscenza, e che poi signoreggerà con Lui sopra ogni materia, dalla
quale non potrà mai più venire fatta prigioniera, né potrà venire inghiottita.
7. Chiunque si atterrà a queste norme, costui otterrà
anche quanto vi è stato adesso mostrato in maniera chiarissima, e lo manterrà accrescendolo
sempre continuamente in eterno. Ed ora dimMi, o Mio
caro Epifanio, come hai percepito e compreso queste cose!».
[inizio]
(G.V.G. vol. 5 - cap
231)
La questione della redenzione di chi non conosce questa
Rivelazione divina
1. Dice Epifanio:
«Grande Signore e Maestro! Il Tuo prodigio di prima per il nostro vantaggio
materiale è stato grandioso, ma ancora più grandiosa è la Tua Sapienza cui è
ispirata questa Dottrina che ora ci hai annunciato, dato che essa ci fornisce
una prova della Tua Divinità ancora incomparabilmente maggiore. Con il Tuo
prodigio di prima ci dimostrasti in maniera assolutamente inoppugnabile che Tu
devi essere colmo della Forza e della Potenza di Dio, altrimenti una simile
opera non Ti sarebbe stata possibile. Ma con questo insegnamento Tu ci hai
dimostrato che Tu Stesso sei in via diretta Colui i Cui pensieri e idee vanno a
costituire quel certo polo contrario giudicato e fissato!
2. Io e certamente anche Aziona e Hiram
abbiamo ormai compreso molto bene quanto Tu, o Signore, ci hai detto in
risposta alla nostra domanda, senza alcun dubbio importante, e vediamo come
stanno le cose sotto questo aspetto e come non è possibile che siano
altrimenti. Ma appunto tale questione ne fa sorgere adesso un’altra non meno
importante per tutta l’umanità della Terra.
3. Vedi, grande Signore e Maestro! Noi ora sappiamo
come l’uomo deve procedere per non venire inghiottito nell’anima dal Tuo polo
contrario, ciò che sicuramente costituisce una sorte ben triste per chiunque
non abbia potuto preservarsene. Noi, per Tua Grazia e per Tua somma Bontà,
conosciamo la giusta via sulla quale dobbiamo incamminarci, e noi sicuramente
la percorreremo. Ma che cosa accadrà poi degli altri innumerevoli uomini che
popolano questa vasta Terra? Questi non sanno nulla di quanto ci hai rivelato
ora! Quale numero sterminato di uomini è vissuto su questa Terra prima di noi
già dal primo apparirvi del genere umano, e quale altro numero sterminato
calcherà il suolo della Terra dopo di noi!
4. Coloro che furono prima di noi, non hanno certo
saputo niente di questa Dottrina, e hanno vissuto in base alle loro brame
materiali. Quale può essere la loro sorte nell’Aldilà se non quella di restare
tristemente catturati dal Tuo polo contrario? Chi li redimerà? Chi li potrà
redimere da questa prigionia, e quando? Che cosa contano in fondo i pochi
uomini, i quali, dato che erano già originariamente di natura più spirituale,
si sono rivolti con maggiore facilità allo spirituale puro e conseguentemente,
dopo la deposizione di questo corpo materiale, sono trapassati con molta
facilità al Tuo polo principale? Se io voglio giudicare dai libri dove sono
registrati i nomi dei giusti e veramente grandi dal punto di vista spirituale,
arriverò a mala pena alla somma di centomila; ora, che cosa rappresenta mai
questo numero di fronte a quello sterminato di coloro che sono stati
inghiottiti dal polo contrario per dei tempi indicibilmente lunghi? E qui non
posso fare a meno di domandare a chiunque disponga di almeno un po’ di
intelletto e di ragione: “Per quegli infelici non sarebbe stato meglio non
essere mai nati?”.
5. Ed altrettanto accadrà di coloro i quali vedranno
la luce del mondo forse anche una mezza eternità dopo di noi. Essi pure
verranno probabilmente a trovarsi dinanzi a concetti già del tutto confusi di
questa Tua Dottrina. Ma, allora, chi potrà fornire loro delle spiegazioni così
chiare come Tu Stesso fai ora con noi? Ma se una Dottrina talmente
straordinaria non viene esposta in tutta la sua luminosissima chiarezza, è ben
difficile che qualcuno se ne possa fare, con il dovuto vivente zelo, la regola
per conformarvi il proprio operare, e la materia ne riporterà sempre, come
finora, il suo massimo trionfo.
6. La Tua Dottrina, che ci stai annunciando, è certo immensamente
grande e santa; ma questa lacuna, che io vedo in essa, esiste inevitabilmente,
ed io desidererei appunto che tale lacuna venisse colmata grazie ad una Tua
benevola risposta a questa mia domanda, certo molto importante per il mio
animo! Ammesso che questo sia conforme alla Tua buona e santa Volontà, Ti
piaccia farci una giusta luce anche sotto questo aspetto!».
[inizio]
(G.V.G. vol. 5 - cap
232)
Visita nell’Aldilà e reincarnazione
1. Dico Io (Gesù): «Qualora le cose riguardo alle nazioni e ai popoli
stranieri stessero precisamente così come le hai prospettate nella tua domanda,
certo le cose non potrebbero fare a meno di apparire alquanto tristi rispetto
alla salvezza delle anime umane sulla Terra, ma le cose invece stanno in
maniera un po’ differente, ed a ciascun uomo è offerta l’occasione, qualunque
sia la sua fede, di rivolgersi più allo spirituale che al materiale. Ma se
questo è il caso, allora un’anima nell’Aldilà non può più venire così attratta
completamente dal polo materiale, ma rimane, con tutta la sua perfetta libertà
di volere, in un certo stato di sospensione, durante il quale essa non risulta
appartenere né ad un polo né all’altro. Questo stato delle anime Io lo
qualifico come un regno di mezzo, nel quale le anime vengono guidate dagli
spiriti già più perfetti, e per lo più avviate verso il polo migliore.
2. Sicuramente, in questo modo, il processo della
piena conversione si svolge piuttosto lentamente; tuttavia questo non ha grande
importanza, dato che della totale perdizione di un’anima non c’è mai da
parlare; ad ogni modo, perfino nel caso che essa, a causa di un’eccessiva
ostinazione, venisse completamente inghiottita dal polo contrario – ciò che
sarebbe certo molto grave – ebbene, in un simile caso, dopo un ciclo di tempi,
essa dovrebbe rassegnarsi ancora una volta a sottomettersi ad una nuova vita di
prova nella carne, sia su questa Terra, sia su qualche altro mondo fra gli
innumerevoli che esistono nello spazio infinito, senza sapere e nemmeno intuire
che essa ha già vissuto una volta una vita di prova nella carne. Il conoscere
anticipatamente questo non le servirebbe però a nulla, per la ragione che con
ciò, trovandosi necessariamente sotto il dominio dei sensi, essa ricadrebbe nel
suo male antico, e quindi risulterebbe assolutamente vana una seconda prova
della vita essendo destinata all’insuccesso. Per comprendere più facilmente
questa cosa, Io vi citerò un esempio.
3. Supponiamo che duemila anni fa ci fosse stato un re
molto ambizioso, tiranno e crudele, il quale per saziare la sua sete di sangue
avesse fatto uccidere migliaia di persone nella maniera più atroce, e
supponiamo pure che egli fosse stato dedito anche ad ogni vizio possibile. Dove
abbia potuto pervenire la sua anima dopo la morte del corpo, lo si indovinerà
certo facilmente!
4. Come già prima ebbi ad indicarvi, una simile anima
non può pervenire in nessun altro luogo se non in quello dove si trovano le
altre anime uguali ad essa; ma quali possono essere dopo breve tempo le sue
condizioni, laddove la sua compagnia è costituita come lo è lei, e senza
considerare che con il tempo peggiora, dato che entro un certo periodo l’ira e
la sete di vendetta vanno sempre più accentuandosi? Queste condizioni ognuno
può immaginarsele facilmente da sé, perché tutte le cose hanno i loro limiti
per le anime ancora materiali, tranne l’orgoglio e l’avidità di dominio, cosa
questa di cui nei tempi andati già più di un re fornì fin troppo chiaramente la
prova, quando si presentò al suo popolo come una divinità e pretese di venire
adorato come un unico e vero Dio, e che gli venissero resi onori supremi
offrendogli tutti quei sacrifici che egli avesse richiesto. La ben nota storia
di Nabucodonosor, re di Babilonia, dimostra
chiaramente la verità di quanto detto.
5. Ma questa cosa si verifica in proporzioni ancora
molto più grandi nel luogo sopra menzionato. Ciascuna di tali anime cerca
immediatamente di imporsi alle altre come il supremo Dio onnipotente, ed assume
nello stesso tempo un atteggiamento da tremendo dominatore che vuole senz’altro
dettare legge alle altre anime che nutrono gli stessi suoi sentimenti e che
sono dotate delle sue stesse qualità.
6. Certo, voi non potete farvi un’idea del furore con
il quale le altre anime di pari carattere, le quali già da lungo tempo si sono
combattute tra di loro per l’identico motivo, si scagliano addosso ad una
simile anima prepotente e le fanno pagare quanto mai cara la sua audacia.
Tuttavia un’anima arcistolta di questa specie è capace di sopportare per
qualche tempo anche i più tremendi martiri, ossessionata com’è nella sua cecità
dall’idea che, superate tutte le prove veramente d’inferno, le altre anime la
riconosceranno e l’accetteranno quale un dio e un dominatore di tutte le altre.
7. Ma quando essa con l’andare del tempi comincia a
persuadersi di aver fatto una sciocca figura, allora essa si accende d’ira e di
furore contro i suoi tormentatori, e guerra e fuoco divampano a dismisura,
tanto che tali anime poi finiscono con il dissolversi entro un tal fuoco
dell’ira; anzi, esse finirebbero addirittura con l’annientarsi del tutto se ciò
fosse possibile!
8. Ad ogni modo una simile bufera, quando viene
concesso che scoppi e per quanto violento sia il suo imperversare, ha sempre
questo di buono: la distruzione in tali anime di una parte considerevole di
materia dannosissima, e per conseguenza le purifica un po’. Dopo molte tempeste
di questa specie, ogni tanto qualche anima diventa più calma, e allora cerca di
liberarsi da una simile compagnia tumultuosa che la circonda e tenta quindi di
trovare una qualche possibile via d’uscita; in questi casi di solito viene
permesso che essa pervenga ad una compagnia migliore, oppure viene di nuovo
generata in una carne1.
9. Ed ora ritorniamo al nostro esempio del re, la cui
anima ha percorso una via del genere come ve l’ho adesso descritta esattamente
in brevi parole. L’anima di un re vissuto in tempi lontani, e che aveva
esercitato il suo malvagio dominio in qualche paese dell’estrema Asia
orientale, ritornando a questo mondo ne vede nuovamente la luce per la consueta
via della carne in un corpo di bimbo concepito e partorito da una qualche donna
in misere condizioni. In simili casi un’anima si ritrova del tutto bambina, e
non sa assolutamente niente del suo stato precedente, e sarebbe un grave errore
se ne conservasse anche soltanto una minimissima
memoria.
10. Il bambino, di sesso maschile come la prima volta,
cresce in uno stato di povertà e si fa adulto, e allevato ed educato con
pochissimi mezzi, diventa un onesto e abile lavoratore a giornata in un
qualsiasi lavoro dei campi o domestico; riconosce Dio e Lo adora, e Lo
ringrazia per il pane quotidiano. Infine egli trova la sua gioia nel servire e
giovare al prossimo per una misera ricompensa. Venuto il suo tempo, il nostro
lavoratore invecchia, si infiacchisce, si ammala e muore come tutti gli uomini
della Terra.
11. Che cosa succede allora della sua anima? Ecco:
nell’Aldilà essa va a raggiungere appunto la compagnia delle anime molto buone,
laboriose e attive, e trova la sua gioia nello stimarsi molto inferiore alle
altre anime e nel servire tutti secondo necessità. Questa buona direzione presa
dal suo animo provoca il sollecito risveglio del suo spirito proveniente da
Dio, che costituisce il suo ALTER EGO (il secondo io) nell’Aldilà.
12. Ma qualora questo avvenga, come certamente anche è
il caso, neanche la perfetta unione di una tale anima con il suo spirito si
farà molto attendere. Solo quando ciò sarà avvenuto, allora in una simile anima
ritornerà la piena consapevolezza, e con questa pure il ricordo chiarissimo di
tutti i suoi stati precedenti, ed essa loderà la Sapienza, la Potenza e l’Amore
di Dio che dalle vicende più dolorose ha saputo ricondurla alla vera vita
eterna.
13. E da tutto ciò voi potete rendervi conto con
sufficiente chiarezza di come Dio, per le Sue vie imperscrutabili a qualsiasi
mortale, possa guidare un’anima, reputata anche la più corrotta, verso la vera
luce e verso la vera vita».
[inizio]
(G.V.G. vol. 5 - cap
233)
Il lento morire e l’origine delle creazioni materiali.
1. (Continua Gesù:) «Dio, essendo in Se Stesso il
purissimo Amore, non può fare altro che amare i Suoi
pensieri e le Sue idee, anche se, quali
creature, essi costituiscono il Suo polo
contrario. E così avviene che nemmeno una pietra può restare pietra
eternamente, e dopo un numero di anni per voi inconcepibile, anche questa Terra
nonché tutte le altre innumerevoli stelle invecchieranno molto e si
afflosceranno come una vecchia veste, e allora tutto verrà trasformato in
elemento indipendente, spirituale e affine a Dio; ma in compenso sorgeranno poi
delle altre Creazioni materiali, e verranno sviluppate e perfezionate, ciascuna
nella sua specie.
2. Per arrivare a tanto ci vorrà certamente un tempo
immensamente lungo, un tempo da misurarsi in eoni di
volte eoni (10120 per 10120) di anni
terrestri. Tuttavia la cosa non è da comprendersi così come se questa attuale Creazione
dovesse svanire all’improvviso e che in cambio dovesse venirne chiamata
altrettanto improvvisamente all’esistenza una nuova, ma questo succede solo
parzialmente, come succede ad esempio in una foresta vergine, dove è vero che
gli alberi vecchi muoiono, imputridiscono e alla fine si trasformano in acqua,
aria ed etere, dunque trapassano ad un’altra esistenza più spirituale, ma al
loro posto sorge sempre fuori dal terreno una quantità di altri alberi. Come lo
Spirito di Dio opera nelle cose piccole, nella stessa maniera Egli opera nelle
cose grandi, per quanto possa venire chiamata “grande”, in generale, una
qualche cosa di fronte a Dio!
3. Ed ora Io vi ho chiaramente illustrato tutto, anche
se non Mi sono servito di un linguaggio figurato come hanno fatto gli antichi
sapienti. Però queste cose Io le ho illustrate soltanto a voi, dato che
possedete la necessaria facoltà di comprenderle; all’altra umanità invece, cioè
a quella del mondo, non occorre che le riveliate, ma basterà che essa creda nel
Mio Nome e che osservi i Comandamenti divini, i quali sono veramente dei
Comandamenti dell’Amore; tutto il resto sarà rivelato all’uomo convertito,
secondo la necessità dell’anima, dal proprio spirito destato, che proviene da
Dio. I fanciulli piccoli bisogna saziarli soltanto di latte; quando poi saranno
cresciuti e si saranno irrobustiti, allora saranno anche in grado di digerire
degli alimenti più sostanziosi.
4. Dunque, ponderate bene nei vostri cuori tutte
queste cose, e qualora vi fosse per voi qualcos’altro di non chiaro, Io rimango
qui vostro ospite ancora per cinque giorni, durante i quali potrete rivolgervi
a Me oppure anche a qualcuno fra i Miei discepoli, e vi sarà fatta luce! Però,
da questo momento in poi, Io non vi darò nessun’altra
nuova Dottrina, considerato che comunque vi ho già illustrato tutto e insegnato
tutto; tuttavia, dato che sono vostro amico, Mi tratterò, come vi ho detto,
ancora cinque giorni qui presso di voi, e all’occasione vi ammaestrerò riguardo
a varie cose buone e utili dal punto di vista terreno. E adesso andiamocene a
prendere visione di tutte le nuove piantagioni e dei frutteti, dei campi, dei
prati e degli animali domestici!».
[inizio]
1
– ‘in una carne’,
non deve intendersi in quella di un essere sulla Terra, ma in uno degli
infiniti mondi della Creazione.