Citazioni sulla prefazione al fascicolo 35 a cura di Wolfang Küner
[ GEG vol. 4 - cap 104, 2 – 8 ] – di Jacob Lorber
[ GEG vol. 4 - cap 158, 5 – 7 ] – di Jacob Lorber
[ GEG vol. 6 - cap 165, 5 – 12 ] – di Jacob Lorber
L’amore di se stessi come
causa della materia
(…)
2. (Gesù ai discepoli): «Tutto ciò che si chiama mondo e materia,
è un principio invertitore che sempre e necessariamente contrasta col vero
Ordine spirituale fissato da Dio, poiché in origine
esso dovette venire posto nell'idea animata - collocata
fuori da Lui come essere indipendente e ben costituito - con la funzione di
stimolo contrario atto a destare la libera volontà nell'idea animata stessa,
ed è per questo che tale principio invertitore deve venire considerato come la
vera zizzania sul campo della vita, la sola vera e spiritualmente pura.
3. Ma anche se la zizzania è
originariamente una necessità che permette la constatazione di una vita
spirituale completamente libera, tuttavia questa zizzania deve pure venire infine riconosciuta come tale dall'uomo creato
libero, e deve venire spontaneamente espulsa da lui, perché non gli è possibile
poter continuare a sussistere insieme ad essa. Essa è dunque un mezzo
certamente necessario allo scopo, ma non può mai diventare una cosa sola con lo
scopo stesso.
4. La rete è anche un mezzo necessario
per pigliare i pesci, ma chi sarà colui che la getterà
nell'acqua per estrarla poi nuovamente ma non con l'intenzione di togliere i
pesci, ma per la rete in se stessa, per metterla al fuoco, arrostirla e
gustarla come una vivanda? La rete è dunque necessaria soltanto per la pesca,
ma una volta che con essa si sono pescati e tirati
fuori i pesci dall'acqua, e questi sono stati disposti nella dispensa, allora
si mette la rete da parte e si utilizza il prodotto della pesca.
5. Per conseguenza è chiaro che lo stimolo alla trasgressione della legge deve esserci,
perché esso è un ridestatore
delle facoltà di riconoscimento ed un
suscitatore della libera volontà. Esso riempie l'anima di diletto e di
gioia finché questa, pur riconoscendo bene lo stimolo, non gli si rende
soggetta, ma anzi lo combatte sempre con quella stessa libera volontà che venne
in lei destata e ravvivata appunto dallo stimolo; allora l'anima libera se ne
serve quale un mezzo, ma non vede in essa uno scopo
raggiunto o da raggiungersi.
6. Così l'otre non è mai la stessa cosa
del vino, ma solo un recipiente per la conservazione del vino. Ora, chi sarà
tanto stolto da addentare l'otre e da gustarlo, perché è allettato dal
gradevole odore, mentre deve pur sapere che basta aprire l'otre nel punto a ciò
destinato per spillare il vino vero e proprio?
7. La zizzania,
ovvero lo stimolo alla trasgressione della legge, è
per conseguenza qualcosa di subordinato, e non deve mai e poi mai diventare una
cosa principale; chiunque vuole fare della cosa più subordinata una
principale, è simile ad un pazzo che vuole saziarsi con le pentole in cui
cuociono buone vivande, gettando però via le vivande stesse!
8. Ma in che
cosa consiste la zizzania dalla cui decomposizione la vita deve trarre il
proprio concime? Quale nome ha dunque lo stimolo insito nella forma animata e
che si oppone alla legge? Il suo nome è “amore di se stessi, egoismo, orgoglio
ed infine avidità di dominio”. Certo, per effetto dell'amore di se stessa, la
forma animata si concentra in sé, però lo fa con l'avidità di voler accogliere
certo tutto in sé per racchiuderlo e conservarlo per sempre in se stessa, in
modo che all'infuori di se stessa nessun altro possa usufruirne, e ciò per il
timore di non dover un giorno soffrirne essa stessa la mancanza! Ora, nel caso
di un essere che voglia rinchiudere in se stesso tutto quello che esso accoglie
continuamente in sé traendolo dall’Ordine divino che nutre e mantiene ogni
cosa, ebbene, in tale essere deve manifestarsi un ispessimento sempre
crescente, una certa temporanea solidità e prepotenza, e con ciò un particolare
compiacimento di se stesso, e questo costituisce il vero significato della
parola “egoismo”, il quale tenta con tutta forza e potenza di innalzare il
proprio io come qualcosa che si impone sensibilmente
sopra ogni altro io, e con tutti i mezzi che gli stanno a disposizione, anche
se questi dovessero essere fin da principio della peggiore specie.»
[inizio]
Il veleno nei minerali,
nelle piante, negli animali e negli uomini
(…)
5. (Gesù ai discepoli): «Anzi, come sapete, nelle creature destinate a
rendersi libere e indipendenti e dotate di libera
volontà, come particolarmente negli angeli e negli uomini di questa Terra, Dio deve porre
perfino lo stimolo a contravvenire all'Ordine, affinché su tale base, per i
soprannominati, possa venire creata in maniera perfetta la premessa per una
decisione assolutamente spontanea ad un'attività veramente libera nell’uno o
nell'altro senso. Ma da tutto ciò emerge ben
chiaramente che il massimo disordine possibile deve essere noto a Dio
altrettanto quanto lo è l'Ordine buono, vero e vivente.
6. Ebbene, i
pensieri e i sentimenti dell'ordine contrario in Dio e similmente nell'uomo,
nell’ambito dei pensieri e dei sentimenti conformi all'Ordine, sono appunto
corrispondenti ai minerali, alle piante e agli animali velenosi. Ma poiché sono
essi pure pensieri e sentimenti di Dio, non possono svanire, ma rimangono anche
nella loro trasformazione in lingue di fuoco d'intelligenza; e nella misura
dell’affinità che c’è tra di loro possono afferrarsi
nella sfera negativa e possono formare così una propria serie di esseri.
7. Questa è anche la fonte primordiale
da cui sorse, nella sua parte maggiore, tutta la Creazione materiale e
giudicata, ma poiché questa è chiamata, riguardo alle creature spirituali, a
fungere non solo da veleno vitale di prova, ma anche, purché ne venga fatto un giusto uso, quale balsamo salutare di vita,
così è stabilita pure una norma, nel senso che i pensieri primordiali-sostanziali
eccessivamente contrari all'Ordine si separano da quelli molto meno contrari
all'Ordine stesso e passano a costituire, come già accennato, una serie di
esseri velenosi in tutti e tre i regni della natura materialissima,
esteriore e visibile delle cose.»
[inizio]
(GEG
vol. 6 - cap 165, 5 – 12)
Influssi
degli spiriti e libertà di volontà dell’uomo
La
destinazione delle anime degli animali
(…) (Gesù risponde a Lazzaro):
5. Ed Io gli dissi:
«Eh, Mio carissimo fratello, il tuo modo di giudicare la cosa ha parecchio del
buono in sé, e Io non posso dirti: “Vedi, tu hai giudicato ingiustamente!”.
Sennonché la cosa stessa va considerata da un punto di vista ben differente, ed
allora anche la tua sentenza comincia a vacillare.
6. In un mondo dove si tratta di
allevare e di educare gli uomini perché diventino autentici, perfettissimi figli di Dio, essi, accanto alla volontà
liberissima ed al chiarissimo intelletto, devono avere pure le leggi date da
Dio in cui si esprime in maniera inequivocabile la Sua Volontà, Volontà che
deve venire accolta e messa in pratica da loro; ma
come potrebbero essi fare così se in loro non vi
fosse anche un incitamento
altrettanto possente a contravvenire alle leggi stesse?
7. Ma è precisamente questo
impulso
contrario che conferisce al volere umano la più assoluta libertà e che gli dona
pure forza piena per resistere all'impulso stesso e per sostituire ad esso la
riconosciuta Volontà di Dio.
8. Io ti dico: “Un uomo, il quale non
abbia in sé la piena capacità di divenire un perfettissimo demonio, non può nemmeno diventare mai un
figlio di Dio del tutto simile a Lui”.
9. Sarebbe ancora possibile l'infinito,
se ci fosse una qualche limitazione? O sarebbe Dio
ancora assolutamente Onnipotente, se vi fosse una cosa, anche minimissima, che Egli non potesse creare? O può essere Dio meno Dio per il fatto che Egli, accanto
alle erbe salutifere, ha creato pure delle dannosissime piante velenose, ed ha
seminato molta zizzania accanto al grano perché anch'essa possa prosperare come
le piante nobili?
10. Vedi, come in Dio stesso non è affatto immaginabile una qualsiasi limitazione né
verso l'alto né verso il basso, altrettanto nell’uomo destinato a divenire un
vero figlio di Dio non può né deve esserci una limitazione né verso l’alto né
verso il basso. Se infatti si ammettesse una qualsiasi
limitazione, l'uomo non sarebbe più un uomo, ma unicamente un animale
intelligente, la cui volontà ha una parvenza di libertà soltanto in quanto essa
lo incita proprio a quell'attività per la quale
l'animale stesso ha l'attitudine istintiva; ma l'animale non può mai in eterno
andare oltre a questo limite neanche di un solo capello.
11. Da una semplice
anima di animale però non può sorgere mai un'anima
umana, ed è anche per questo che si è soliti dire che un'anima di animale muore
con l'animale stesso. Con ciò si deve intendere naturalmente solo il fatto che
un'anima di animale, dopo la morte del suo corpo, come
ad esempio quella di un bue, cessa completamente di essere l'anima di quell’animale, in questo caso dunque l'anima di un bue.
Infatti, uscendo dal corpo dell'animale, essa si raggruppa ben presto assieme a
moltissime altre anime animali libere, e viene così a costituire un'anima nuova
più perfetta la quale acquisisce dopo un certo tempo le caratteristiche
dell'anima umana e può poi venire generata in un corpo
umano. Questa è una scienza antica, che i primi padri conoscevano comunemente
con perfetta chiarezza e che gli abitanti dell’alta India conoscono comunemente
molto bene anche oggigiorno.
12. Ma ragionare di
più ancora su questo argomento sarebbe una cosa
inutile, essendo pienamente sufficiente che l'uomo si riconosca come uomo, e
che per deduzione riconosca Dio come suo Creatore e Benefattore ed infine come
suo unico vero Padre, al quale egli, come uomo, può divenire perfettamente
simile in spirito, purché lo voglia. Ed ora dimMi se hai proprio ben compreso
tutto quello che ti ho detto»
[inizio]