Commento
al fascicolo n. 35
“Il male”
(correzioni testo al Dicembre 2022)
‘Il male!’. Al primo impatto, il titolo potrebbe far storcere il naso anche ai più probi nella fede in Dio, volendo allontanare il più possibile l’eventualità di dover affrontare un simile argomento; tuttavia, più e più volte il Signore spiega che è proprio necessario conoscere il male, affinché ci si possa tutelare dall’errore di non valutarlo a sufficienza, e così finire inconsapevolmente tra le sue grinfie, magari, incolpando lo stesso Dio di essere ‘caduti’, come se l’aver concesso al maligno troppa determinazione nel metterci alla prova, sia dipeso dalla Volontà del Perfetto. Occorre allora, tanto più, conoscere sotto quali false menzogne e coperture possa nascondersi l’oppositore, al fine di rappresentare noi stessi il vessillo della verità, con la quale soltanto si può combattere e sconfiggere la menzogna.
L’opuscolo/estratto dalle comunicazioni a Bertha Dudde, il n. 35, sul male, infatti, è uno degli elementi ‘chiave’ della mistica, il quale già nella sua prima edizione nella lingua originale in Germania ha determinato lotte tra i fratelli in cammino che hanno accettato altre nuove Rivelazioni, ma non ancora abbastanza maturi da comprendere in modo approfondito determinati concetti spirituali, ossia, che non hanno cercato di estrarre dalle Parole del Signore la più profonda verità nel suo significato essenziale, studiandola adeguatamente. Le spiegazioni sul male nacquero e furono approfondite da Bertha Dudde negli ultimi due anni dall’inizio delle sue ricezioni, e ciò avvenne in seguito all’esame degli scritti di Lorber. Nel momento in cui lei volle sapere come fosse da interpretare il senso di alcune comunicazioni date a Lorber su questo argomento perché citate in un libro edito dalla Lorber-Verlag da parte di Lutz, le fu data esauriente risposta, ma contemporaneamente, anche i nuovi adepti/lettori di B. Dudde – attivandosi nel voler fare chiarezza ai ‘fratelli’ lorberiani – anziché unire, determinarono subito la nascita di una separazione, così com’è rivelato il 28.09.1964 sul n. 8861 riguardo alla nascita di due direzioni: «Chi vuole correre insieme, e chi vuole invece attenersi alla pura verità».
L’elemento della discordia, se così si può chiamare, nacque con la spiegazione della domanda se il male sia, oppure no, in Dio; e cioè: “Se Lucifero fu creato perfetto – ad immagine della Divinità che egli doveva rappresentare (così come era già stato espresso qualche anno prima ai numeri 7082-7618-7932-8566), com’è potuta avvenire la sua caduta e quella degli altri spiriti (un terzo) creati inizialmente?
Una tale domanda nacque a BD e ai suoi amici a seguito della verifica di quanto affermato nel libro di Lutz del capitolo 228 del vol. 2 del Grande Evangelo di Giovanni comunicato a Jakob Lorber oltre 100 anni prima, nel cui capitolo, Dio viene presentato come se Egli abbia insiti in Sé tutti gli opposti, e che quindi li avrebbe trasfusi anche a tutti gli esseri creati, affinché tale equilibrio, del male col bene, dovesse essere un elemento imprescindibile per la vita originaria e quindi, permanervi. In questo modo, se il concetto esposto in questo capitolo con l’errore evidenziato fosse corretto, verrebbe ad essere giustificato non soltanto l’ingresso del male nella vita spirituale, come sempre esistente, ma conseguentemente anche nel mondo materiale che ne fu la conseguenza, come se tale caduta fosse la necessaria conseguenza di un errore insito e permanente in Dio, il Quale, per poter rispecchiare Se stesso, avesse dovuto creare conseguentemente un essere dalla grande personalità cui poterSi confrontare continuamente, come per altro, la Chiesa cattolica insegna dell’inferno che questo esiste e resterà in eterno quale contrapposto a Dio senza più alcuna possibilità di redenzione. Quindi, secondo questo errore in questo capitolo dettato a Jakob Lorber, che evidentemente, insieme ai suoi amici pensava come un cattolico, era inevitabile che in Dio dovesse permanere il male quale perenne antagonista.
Con Bertha Dudde c’è però un chiarissimo chiarimento: viene spiegato che la risposta che Cirenio ebbe su questo concetto da Gesù, dettata a J. Lorber al cap. 228 del GEG vol. 2, non fu pura, poiché egli (Lorber), avendo discusso in precedenza il tema dell’essenza della Divinità con i suoi intimi amici al termine del dettato del capitolo n. 227 (vedi 8882), cioè a seguito del concetto della Creazione degli spiriti e della loro caduta originaria e quindi sull’essenza di Satana, in un certo senso si preparò a ricevere la risposta che gli sarebbe piaciuto ricevere (anche il più piccolo atomo di orgoglio/superbia “‘…il mio pensiero è migliore di qualunque altro!”, è sempre latente nella creatura/figlio), a conferma delle supposizioni da lui stesso ragionate con gli amici dopo la chiusura di tale capitolo. Gli sarebbe bastato ricordarsi, che lo stesso concetto era già stato affrontato alcuni anni prima in un dibattito di Giovanni con Satana, quando nel 1847 aveva ricevuto le comunicazioni nell’Opera ‘Il Vescovo Martino’ al cap. 198, 8-10, dove l’apostolo Giovanni, nell’aldilà insieme a Martino, dichiara a Satana stesso che tutti gli spiriti hanno avuto origine dalla Divinità, ma creati puri e buoni come lo è Dio stesso!
Dunque, questo ragionare in anticipo di Lorber, e senza chiedere al Signore il necessario chiarimento, almeno per recuperare un po’ di memoria, cioè senza aver svuotato la propria mente da preconcetti sull’argomento, fu un errore dell’irreprensibile servo; infatti, proprio un elemento indispensabile – nella modalità di ricezione della ‘Parola interiore’ – è: annullare completamente se stessi e lasciar fluire solo ed esclusivamente la ‘grazia’, pregando incessantemente di avere il chiarimento nella verità, cioè rendersi un contenitore completamente vuoto, per potersi così, donare completamente allo ‘Spirito della verità’!
Nella spiegazione attraverso B. D., apprendiamo che – nel libero arbitrio di Lorber – fu concesso al maligno di inserirsi in quell’occasione nella mente dello scrivano e insufflare l’errore, nonostante tutta la protezione che Lorber ebbe sempre da Dio nel ricevere le sue eccelse Comunicazioni; ma in quella occasione, no! Infatti, viene spiegato che [n. 8882], nonostante la voce del Signore continuasse a risuonare dolcemente nel suo cuore, lui in quel caso non accettò di ascoltarla, essendo il suo pensiero ‘intelligente’ già deviato, sebbene non proprio per sua colpa, ma dei suoi ‘partner’ (amici), ai quali l’avversario aveva ancora accesso.
Per gli amici lorberiani odierni, per capire qual è il punto contestato, riteniamo di dover citare che la questione degli opposti in Dio fu affrontata nel giornalino dell’associazione Lorber in Italia, n. 69 di nov. 2003 a pag. 5-15. In tale citazione, furono citati tutti i punti sulla Nuova Rivelazione che trattano dell’argomento, i quali erano stati citati nella prefazione del fascicolo n. 35 di Bertha Dudde da Wolfang Kühner, [ Vol. 4, cap. 158, 5-7 / vol. 4 cap. 104, 2-8 / vol. 6, cap. 165, 6-9 ] - [ vol. 5, cap. 228 / 229 / 230 / 231 / 232 / 233 ] e anche uno di Leopold Engel [ Vol. 11, cap.17, 13-16 ], come se in tutti i punti citati, il maligno avesse trasfuso la sua volontà.
Al riguardo, anche se Kühner li cita tutti come se fossero tutti da rifiutare, come se Lorber più volte fosse stato tratto in inganno, e addirittura anche Engel, una riflessione questa, completamente assurda, da addebitare solo alla cattiva interpretazione o brutta espressività delle parole di Kühner nella sua ‘prefazione al fascicolo n. 35’, poiché con questo suo errore non ha più consentito ai lettori di comprendere bene l’argomento. A nostro avviso questo fu la conseguenza di un’ulteriore incomprensione di un plurale utilizzato nel dettato n. 8882 [«…questo vale unicamente per le Rivelazioni su ‘l’origine del male’…»], la cui espressività, benché corretta, solo ad una lettura superficiale può lasciar credere che, con quel plurale, anche negli altri punti citati poi da Wolfang sarebbe stato ‘concesso’ al maligno di inserirsi. Mentre invece il plurale è da intendersi allle riflessioni che devono esere approntate su tutte le rivelazioni che si riferiscono al Male, e non a quell’unica in cui Lorber al cap. 228, ci aggiunse del suo!
In conclusione si tratta di una piccola aggiunta che avrebbe dovuto far riflettere Lorber che c’era qualcosa che non andava in ciò che riceveva, e chiedere subito lumi alla sua Voce interiore, da Cui sicuramente avrebbe avuto spiegazioni. Vediamo subito di che si tratta! Al versetto 5 del cap. 228 viene detto: « Ogni esistenza, non eccettuata quella divina, ha in sé soltanto degli opposti, come negativi e affermativi, che stanno sempre l'uno contro l'altro, come il freddo e il caldo, la tenebra e la luce, il duro e il molle, l'amaro e il dolce, il pesante e il leggero, lo stretto e il largo, l'alto e il basso, l'odio e l'amore, il male e il bene, il falso e il vero, e la menzogna e la verità». Cioè, con quell’aggiunta si lascia credere al fedele lettore, che il concetto degli opposti è e resta valido non soltanto per ogni essere creato, ma che è anche insito nella Divinità, come se, nonostante Essa li avesse sì in Sé (G.V.G. 2/229,4 «… come Egli li possedeva e doveva possedere dall'eternità in Se stesso, naturalmente nelle proporzioni più equilibrate e perfette;…»), ma li aveva sottomesse da eternità precedenti, come dirà al cap. 229,7 («In Dio tutti gli elementi in opposizione erano già dall'eternità nell'ordine più completo e perfetto»). Secondo questa aggiunta di Lorber, sarebbe da intendere che, in Dio, nella Divinità originaria queste controforze primordiali non erano state vinte, e perciò ancora esistenti da eternità, nei figli dovevano essere date, affinché anch’essi, creati a Sua immagine, dovessero vincerle e rendersi liberi da tali controforze!!
L’estendere quest’unico errore indicato tramite Bertha Dudde anche agli altri punti citati da Wolfang come se Lorber fosse continuamente soggetto a sbagliare, è un errore gravissimo, poiché basta studiare in modo approfondito i vari punti citati (utili sì per ricerche), per rendersi conto che le spiegazioni del Signore vertono solo sull’impulso innestato nei primi spiriti creati, quali creature create perfette, che però devono guadagnarsi tale titolo, e perciò dimostrare la propria perfezione anche tramite eventuali ‘prove’, affinché da sé debbano dimostrare di tendere sempre al bene; impulso che non può essere messo sullo stesso piano di una condizione in cui il male, …che non c’era in Dio, sarebbe stato innestato e lasciato per sempre in ogni creatura. L’impulso a riconoscere ciò che è bene da ciò che è male, e quindi vincerlo, non ha niente a che vedere con un opposto sussistente in sé che dovrebbe restare in eterno, poiché l’essere, se è, o lo diventa, nella perfezione, come lo erano e sono rimasti tutti gli spiriti originari per eoni di tempo prima della caduta, esula dalla necessità o dalla tentazione di sbagliare in seguito alla propria o riacquistata perfezione. E infatti, lo dimostrano quei due terzi di spiriti originari mai caduti, e anche gli spiriti caduti che dopo la loro redenzione sono ridiventati perfetti e vengono riaccolti nel regno della luce (la Santa Gerusalemme) e della perfezione, dove il male non v’è più, né vi è mai stato, poiché i corrotti da Lucifero furono allontanati dall’arcangelo Michae!!
L’esempio del gigante è un ottimo concetto per le creature in cammino per il loro perfezionamento, ma non è assolutamente applicabile a Dio, il Quale non ha bisogno di nessun punto di appoggio per esprimere la Sua forza, né, di conseguenza, lo dovevano/dovrebbero avere i due terzi degli spiriti originari che non caddero, né di quelli che man mano ridiventano tali quando riacquistano la figliolanza, cioè, che vincono il male quale contrapposto in sé, determinato in quella caduta da se stessi. Che né a Dio, né ad uno spirito creato occorra alcun punto di appoggio nella sua perfezione, Lorber lo aveva già ricevuto al GEG vol. 1 cap. 165, attraverso la risposta a Kisjonak, in cui era stata spiegata la differenza tra gli angeli puri, e quindi ancor più per Dio stesso, e gli angeli caduti, e quindi nella loro incarnazione come uomini, la cui conclusione è chiarissima: «…ma gli spiriti puri lo rimangono in eterno e lo rimarranno e non potranno mai in eterno cessare di esistere, come altrettanto né Io né la Mia Parola cesseremo mai di esistere (puri)». Ciò significa che lo spirituale – creato ad immagine del Creatore – è già di per sé puro, e non potrebbe contenere alcun elemento di opposizione in sé, mentre solo il materiale che ha in sé delle particelle del ‘caduto’, è chiaro che si trova nella condizione del gigante che ha bisogno di comprendere in sé la forza per vincere il negativo e tendere al positivo.
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Inoltre, che l’errore di Lorber fosse solo in quel punto, è ripreso dal Signore con la stessa Bertha Dudde nel dettato n. 8884, in cui viene affermato: «Ma soprattutto un altro errore sarà da considerare come escluso, perché il Mio servo Mi era completamente devoto!».
È bene perciò prendere in considerazione il dettato a Lorber di dieci anni prima, nell’Opera ‘Il governo della Famiglia’ [1840-1844], in cui il Signore in un colloquio con Lamec, aveva dato un’ulteriore spiegazione sul male, attraverso cui si può dedurre che lo stesso male, per Dio, è inconsistente:
[“Governo della Famiglia di Dio – vol. 3 cap. 67, 12-18]: «Di fronte a Me e nella Mia visuale, il male non esiste assolutamente, bensì vi sono soltanto delle differenze nell’effetto della Mia Volontà e, nell’inferno come nel Cielo, e nel creare come nel distruggere, questa è sempre ugualmente buona. Però, di fronte alle creature e nella loro visuale, soltanto una cosa è da considerarsi e qualificarsi come buona, e cioè la parte del rapporto dell’affermazione secondo la quale la creatura può sussistere presso di Me e in Me, e questa è la parte che conserva sempre o che crea continuamente e che deriva da Me; mentre la poderosa parte dissolvente – o che domina con la distruzione – è da considerarsi e da qualificarsi cattiva (solo) di fronte alla creatura, poiché non è concepibile che essa abbia una possibilità di esistenza presso di Me e in Me! In Me, dunque, tanto il ‘Sì’ quanto il ‘No’ sono ugualmente buoni, perché nel ‘Sì’ Io creo, e nel ‘No’, Io ordino e governo tutto. Ma per la creatura, soltanto il ‘Sì’ è buono, mentre il ‘No’ è cattivo, e ciò finché essa non sia pienamente diventata – nel ‘SI’ – una cosa sola con Me, quando cioè essa potrà sussistere anche nel ‘No’! Quindi, per Me non esistono né Satana né l’Inferno, bensì questi esistono di fronte a loro stessi e agli uomini di questa Terra, perché qui si tratta della formazione dei Miei figli. Esistono ancora innumerevoli altri mondi sui quali non si ha alcuna cognizione di Satana e, per conseguenza, neppure del No, bensì là è conosciuto soltanto il ‘SI’ nei suoi rapporti! Ecco, così stanno le cose! La Terra è come una stanza per bambini, e perciò vi si ode sempre anche un gran gridare, oltre che a dei rumori eccessivi; ma Dio queste cose le vede con ben altri occhi dei tuoi, i quali sono di un uomo di questa Terra...»
Questo significa, che per quanto possa esistere il male – e la sua sussistenza continuerà in modo sempre meno marcato tramite cicli di ere con cicli di giudizio fino alla sua completa redenzione – e quindi sparirà, esso, agli occhi di Dio è solo una variante della Sua perfetta personalità, e solo per il tempo necessario affinché la creatura debba allontanarlo e per sempre, opponendovisi, e fino ad allora la sua incapacità a farlo viene vista dalla Divinità come una marachella di un bimbo che alla fine metterà giudizio. Pertanto, anche se è una cosa cattiva – e deve esserlo per la creatura – il male stesso, quale essenza stimolata dalla stessa volontà della creatura, per Lo stesso Dio non lo è, perché tutti i caduti dovranno un giorno tornare al Padre, giacché l’essenza della vita di ciascuno – ‘l’anima’, che è spirito condensato – è eterna!
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Ancora un ulteriore risposta la si può trovare nell’opera [“Il Governo della famiglia di Dio” vol. III, cap. 339], in cui anche in questa rivelazione il Signore risponde a Mahal che tutto fu creato perfetto, e che il perfetto può scegliere liberamente se sottomettersi all’Ordine oppure no.
Altri riferimenti della Nuova Parola che confermano le affermazioni di B.D., li abbiamo trovati nelle Comunicazioni date ad un'altra mistica, Anita Wolf sul “Libro di Grazia”, dove, nella premessa alla parte II delle spiegazioni sull’Apocalisse, viene comunicato un ulteriore approfondimento sul male, dove si conferma la veridicità di ciò che B. Dudde sostiene. Ne riassumiamo il concetto su tre punti fondamentali:
1. La Divinità, per Se stessa, è perfetta! La Sua essenza increata non contiene né può contenere in Sé alcun ‘male’, il quale non esiste, visto che, nella propria essenza, tutto ciò che esiste è elemento della stessa Divinità, l’Iddio-Ur, il quale in Sé, essendo perfetto, non avrebbe potuto creare che delle energie perfette, con tutte le Sue stesse perfette Caratteristiche;
2. La creatura creata perfetta deve sviluppare la sua realtà di vita ad immagine della Divinità insita in se stessa, ma essendo una creatura in divenire, quale ‘figlio’, deve anche dimostrare con il libero arbitrio l’accettazione della propria origine derivata, quindi esistere solo in funzione di particella, libera sì, ma con una volontà sottomessa a quella della Divinità increata che la mantiene in vita;
3. Il male, dunque, non esistendo in Dio, è solo una condizione della creatura nella lontananza dalla Luce originaria, e quindi, quanto più tale creatura rifiuta la sua essenza divina mantenendosi lontana dall’Origine della Vita, tanto più la perdita di tale flusso di Vita la fa indurire in sé, fino a rimanere in quello stato di ‘materia’, cioè spirito cristallizzato, quale carcere del giusto giudizio che, sempre di più, gli toglie la libertà di movimento spirituale, o vitalità spirituale. Sempre vita è, ma resta giudicata fino alla sua redenzione, quando essa deciderà spontaneamente, tramite cicli di vita assegnata più o meno materiali, di ritornare spontaneamente al Padre;
Noi, Amici della nuova Luce, che abbiamo a cuore di non schierarci verso nessuna appartenenza religiosa, poiché ciascuno è invitato a perseguire il suo cammino spirituale all’interno della propria fede, vorremmo però adeguarci al senso primario che deve essere ricercato in tutte le autentiche rivelazioni, e che rappresenta per tutti noi un vero legame con lo Spirito divino. Quindi, non divisioni, ma commenti; non ostilità, ma ricerca e studio; non indurimento nelle proprie presunte ragioni e posizioni (…quanto siamo piccoli…!), ma approfondimenti per la comprensione della verità, così da valutare tutto e trattenere il meglio.
Ci auguriamo che, anche tramite B. Dudde, il concetto sull’essenza del male, cioè dell’entità prima creata, possa essere meglio compreso da coloro che si considerano come creature in cammino alla scoperta della Divinità, la Quale diventa ‘Cristo’ in ciascuno, se Lo si riconosce come il Salvatore/Redentore, e diventa ‘Padre’ quando il proprio amore sottomesso, guadagna finalmente il Suo Amore, riconoscendoLo come essenza dell’Amore universale, che Tutto è, e tutto dà.