Commento al fascicolo/raccolta
n. 19
delle rivelazioni a Bertha Dudde
La Chiesa di Cristo
Soffermarsi a riflettere sul significato della semplice e pur straordinaria espressione ‘La Chiesa di Cristo’, equivale a riconsiderare tutto l’insieme delle rivelazioni pervenute negli anni a BD dal mondo spirituale; rivelazioni grazie alle quali tutti noi ‘potremmo’ avere in mano la giusta guida per affrontare il peregrino cammino terreno, difficile di per sé, ma che alla fosca luce di questo ‘ultimo tempo’ si presenta ancor più accidentato.
E il condizionale è d’obbligo. ‘Potremmo’, proprio a condizione di saper interpretare e utilizzare al meglio tali rivelazioni, giacché il ‘formarsi da sé come figli di Dio’, non è scontato. Questo significa anzitutto una lettura dei fascicoli non superficiale, distratta o, peggio, pregiudiziale, ma basata su uno studio attento degli insegnamenti divini ivi contenuti, seguito dall’impegno quotidiano e incessante a vivificarli, mettendoli in pratica, affinché l’anima giunga al suo perfezionamento – che è poi lo scopo ultimo della nostra esistenza terrena.
E dunque… leggendo e studiando e impegnandoci… come Dio stesso vuole (6445: “Non vi condanno se voi, nonostante la migliore volontà, credete di non poter accettare qualcosa, ma vi condanno se accettate qualcosa senza riflettere…”) scopriamo come tutto riconduca all’unità santificante del rapporto creatura - Creatore, quando lo spirituale permea la materia e la dirige. E scopriamo come le parole che Dio, tramite BD, ci ha inviato nel tempo, diversificate nei vari temi e insegnamenti, tutte spingono affinché la nostra volontà sia indirizzata a rifuggire dalla fede formale ‘che è quasi peggiore dell’incredulità’ (4061), la fede esteriore praticata unicamente in rituali imposti da organizzazioni ecclesiastiche, per maturare invece una fede viva, resa forte dalla forza che solo lo Spirito del Padre può dare, e che si esprime anzitutto nell’amore, così come fu inteso e vissuto da Gesù tra gli uomini, e testimoniato dalla Parola.
Come sempre, infatti, la Sua Parola – ‘carne e sangue di Gesù’ (4721) - è il fulcro attraverso cui Egli desidera diventare il nostro vero nutrimento, è la certezza di un legame intimo con Lui, svincolato da ogni organizzazione mondana, ma condiviso con una comunità profondamente credente che costituisca ‘la Sua Chiesa’, quella non identificabile solo con luoghi fisici obbligati, ma fondata nello stesso cuore umano, quella non dipendente dalle diverse vacillanti mura esteriori delle azioni cerimoniali, …ma che resta in eterno unica e salda come roccia spirituale. Quella stessa fede che l’apostolo Pietro si vide attribuire al momento del suo mandato apostolico, pur nella consapevolezza della propria fragilità, ossia dell’involucro, ‘ma di quello soltanto’, poiché nell’interiore, la dedizione al suo Signore era qualcosa di granitico, appunto. Quella fede presente nella creatura che percepisce e accetta da subito, incondizionatamente, la dipendenza dal proprio Creatore. La stessa fede che anche nel fascicolo n.192 ”La Cena”, il Signore chiede sia presente in noi con la medesima verità e dedizione.
E così come nella “Cena” si accetta che anche il segno esteriore della Comunione diventi valido, se supportato intimamente e profondamente da una fede vivente, ugualmente nella ‘Chiesa di Cristo’ è necessario avere la medesima veridicità del cuore, che spinge ad agire e muoversi in conformità agli insegnamenti di Cristo, e dunque, aprirsi allo Spirito, il quale può intervenire in modo dirompente, ma sempre armonico, che può sembrare divisivo, invece unisce (:”Completatevi a vicenda, e non separatevi!”).
Ed è appunto lo Spirito presente nella Parola, a permeare i molteplici aspetti e obiettivi racchiusi nella vera ‘Chiesa di Cristo’, un’Opera puramente spirituale, non una forma morta; una Chiesa per nulla disposta a porgere il fianco all’avversario – che nelle dispute e divergenze tra le varie confessioni religiose si insinua ancor più malevolmente, per confondere e deviare dalla verità - ma nemmeno priva di misericordia, giacché tutti gli uomini devono poter attingere alla conoscenza per procurarsi uno spirito illuminato e, autonomamente, decidersi per una salda e retta fede. Infatti, così è spiegato: “… Io ho fondato allora la ‘vera Chiesa’, quando sono vissuto sulla Terra e vi ho accolto tutti: giudei, pagani, pubblicani e peccatori….” (5456)
Dunque, lo Spirito di Dio concede che, a qualsiasi confessione spirituale o organizzazione ecclesiale-terrena si appartenga, l’inclusione nella vera ‘Chiesa di Cristo’ sia ugualmente possibile, ma a una condizione: che il cuore umano si disponga a lasciarsi plasmare e istruire dal divino insegnamento dell’amore. Ma quanti lo fanno? Solo i ‘predestinati’… i lavoratori nella Sua vigna, i Suoi rappresentanti sulla Terra accuratamente scelti, coloro che avendo accolto i doni di quello Spirito, resisteranno forti nella fede e attraverseranno indenni gli ‘scuotimenti’ futuri già ampiamente profetizzati….
Un cammino per pochi, sia detto! (3589: ”La Mia Chiesa sarà piccola, ci saranno sempre e solo, pochi giusti seguaci che con tutta la serietà tendono alla perfezione”). Saranno questi, a dover parlare agli altri di una Chiesa invisibile ma ben luminosa, e molte comunità spirituali, pur sempre piccole, di uomini immensamente felici di seguire il loro Pastore, percorreranno tale cammino, prendendo a modello l’Uomo-Gesù, e si sforzeranno di imitare il suo esempio, essendo ‘capaci di rendere riconoscibile la Sua Volontà che sia diffuso il Vangelo’, diventando perciò essi stessi ”miti e pazienti, pacifici e umili, misericordiosi e giusti e colmi d’amore…” (6834)
Ciò non significa ‘accettare senza riflettere delle dottrine di fede che non possono far nascere una fede convinta. Bisogna poter maturare una convinzione interiore, spirituale, senza prove, che è la vera fede’.
E’ dunque questo, come si accennava all’inizio, l’insegnamento divino onnipresente nelle rivelazioni a BD, il tema ricorrente nei fascicoli che tutti insieme vanno a costituire come una ‘rete’ (parola di moderna accezione… dove tutti noi possiamo essere attirati, se vogliamo essere dentro), ma quale rete? Quella fuorviante e orribile dell’avversario, o quella salvifica del Padre? Non vi sono dubbi che, come già detto, ‘l’unità santificante del rapporto creatura-Creatore, quando lo spirituale permea la materia e la dirige…’ sia da preferire. In altre parole, comprendere e assimilare l’importanza - che è anche Legge e Ordine - del binomio spirito/materia, cioè anima/corpo, laddove l’interiore non può soggiacere all’esteriore ma è destinato a delinearlo, plasmarlo; e dove la forma non può opprimere la sostanza, ma deve costituirsi, ‘formarsi’ appunto, in ragione di ciò che la vivifica dall’interno, dandole senso…
Da qui, la distanza dalla tenebra alla luce è breve, e muoversi verso la luce è possibile; la differenza tra verità e menzogna è più che evidente, senza dubbi, incontrovertibile. E se riconosciamo che il nostro interiore, la nostra parte spirituale, è la Sua parte, proveniente da Lui, tutto ritrova il suo senso: una retta fede è verosimile, vivere saggiamente è concesso!