Commento al fascicolo/raccolta

 n. 146

 

delle rivelazioni a Bertha Dudde

 

 

La voce della coscienza,

la silenziosa ammonitrice in te

 

 

Riflettere su questo fascicolo, significa accorgersi che esso sembra far paio con l’altro sullo stesso tema, il n.21 - ‘La voce interiore’,  perché in molti dettati ritroviamo qui delle espressioni molto simili: udire la Sua parola suonante,  il risuonare della Parola,  la voce della coscienza, ascoltarLo nell’intimo del cuore, ecc.., dove  vengono poste le basi del rapporto dell’uomo con Dio, fondamentale e vitale necessità della creatura di  tenersi  sempre in stretto contatto con il suo Creatore. Rapporto che si sviluppa, in alcuni casi, con una crescita progressiva  dell’autoconsapevolezza, che porta l’uomo a un livello spirituale sempre più elevato, e  la modalità e lo scopo dell’udire la ‘voce interiore’ finiscono per combaciare con quelli esposti nel n.21. Ad esempio, la prova certa che tale contatto esiste realmente  ed è proficuo, ancora una volta viene indicato dal fatto che esso può attuarsi solo quando la voce interiore guida giustamente e spinge sempre a voler fare il  bene. Dio non darebbe mai indicazioni contrarie! Perciò questa voce della coscienza…, o voce del cuore…, inizia sommessamente, e se l’uomo la segue, essa si rafforza, facendo sì che nello stesso tempo la voce di Dio risuoni più forte, e colui che la sente diventi il Suo strumento; diversamente, se il cuore si ribella, anche la voce si ritira, fino a sparire del tutto, e l’anima torna succube della volontà terrena, contraria a ogni forma di spiritualizzazione, come dire, l’involucro fisico dell’uomo ‘diventa materiale, da parte a parte’.

Altra prova da osservare è che i pensieri falsi creano disagio, quelli giusti invece, rendono lieti, quindi la voce della coscienza diventa un ammonitore cui bisogna dar credito, se si vuole percorrere la retta via. Un ammonitore che non impone nulla, che si ritira se non viene ascoltato, lasciando la volontà libera anche di percorrere vie sbagliate; mentre,  nell’uomo che si predispone al bene, suscita un sentimento atto a discernere dove sta l’errore, e dove la vera felicità e il vero bene, da perseguire per sé e per il prossimo.

Inoltre, una precisazione: il colloquio con Dio non significa che si possa ascoltare in modo udibile la Sua voce, ma che Egli parli a ciascun cuore umano, e che ciascun uomo deve imparare ad ascoltare in se stesso, cioè tramite la voce della coscienza, quello che Dio vuol comunicargli.

Infatti, la ragione per cui Dio desidera che noi percepiamo la Sua voce come ‘voce interiore’, o ‘voce dello Spirito’, è che Lui stesso possa istruirci sulla verità della nostra condizione, immettendo nel nostro spirito oscuro quella luce che, all’inizio, con la ribellione di Lucifero e la conseguente caduta degli esseri – dei quali fanno parte la maggioranza degli esseri viventi sulla Terra - fu rifiutata, affinché questi, di conseguenza, siano stimolati  all’amorevole attività.

 

 

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