B. D. nr. 4492 a/b

(21/23. 11. 1948)

 

L’ultima Cena, assumere il Pane e il vino, fu un segno ben compreso dai primi discepoli

 

(il Signore):

Assaporare il Pane e il Vino è il segno di ciò che dovete fare, se volete diventare beati. Dovete assumere Pane e Vino, cioè dare all’anima il nutrimento, consumando il Pane del Cielo con la sua forza, accogliendo la Mia Parola e traendone forza, quindi, nutrendo la vostra anima con il nutrimento dall’alto che il Mio Amore vi offre. Io voglio rendervi comprensibile tutto questo: che l’anima ha bisogno di nutrirsi proprio come il corpo, e che dovrebbe essere nutrita proprio allo stesso modo del corpo, assumendo il Pane e il Vino.

Tuttavia, l’assunzione del nutrimento per l’anima, non dipenderà mai dalla nutrizione esteriore con il pane e il vino. Questo era solo un paragone per rendere comprensibile ai Miei discepoli quello di cui aver bisogno e ciò che era necessario offrire al loro prossimo per essere felici. Si tratta unicamente della vita dell’anima, ed è chiaro che l’anima non ha bisogno dell’assunzione di pane e vino terreni. Io ho sempre e solo preso in considerazione la vostra vita spirituale, voglio assicurarvi solo la vita dell’anima, e quindi non pretenderò nessuna formula esteriore, cui aspirare con tutta serietà per il nutrimento dell’anima!

Sono sufficienti solo la fame e la sete per la Mia Parola, per essere saziati con il Pane della vita che viene dal Cielo, che, in verità, è la Mia carne e il Mio sangue, ciò che assicura la sussistenza all’anima, e fa fluire attraverso di essa, la forza, e quindi, le dà la vita eterna. Nessuno può dare all’anima il nutrimento, gustando esteriormente il pane e il vino, se non desidera la Mia Parola nell’intimo del cuore, se non desidera essere nutrito da Me con il Pane del Cielo, perché solo costui viene a Me e, insieme a Me, fa ‘comunione’, colui che fa parlare Me in sé, che somministra alla sua anima quel nutrimento che la mantiene e la rende felice.

E quindi, nessuno può sentirsi come Mio ospite attraverso la degustazione esteriore del pane e del vino, ma solo chi viene nutrito alla Mia mensa con il nutrimento dell’anima. Solo la tiepidezza dell’uomo nei confronti della Mia Parola poteva creare il fraintendimento della Mia Parola e dei Miei gesti, perché, non appena qualcuno di voi si sforza in tutta serietà per la vita della sua anima, comprenderà automaticamente ciò che dovevano significare le Mie parole, e nessuno si accontenterà di un’esteriorità, che per qualunque uomo ponderato, sarà solo un paragone figurativo, come in realtà lo è.

Che gli uomini della Mia Chiesa, nei primi tempi, abbiano osservato anche una forma esteriore, è giustificato, in quanto, allora richiamavano alla memoria sempre Me stesso in strettissima unione con loro, si riunivano davvero in memoria di Me, e ascoltavano insieme la Mia Parola. Io ero in mezzo a loro e li colmavo con il Mio Spirito; e in verità, erano i Miei ospiti, con i quali tenevo la comunione.

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(23. 11. 1948)

Io spezzai il pane e lo porsi loro, cioè: la Mia Parola risuonò in loro, e loro praticarono la stessa cosa, – anche loro condivisero il pane tra loro, cioè, si scambiarono ciò che annunciava la voce dello Spirito. I primi discepoli compresero ciò che significavano i segni esteriori, ma i loro successori attribuirono già un maggior significato ai segni esteriori, e così è rimasto. E solo pochi afferrano il profondo senso e, in verità, fanno comunione con Me, perché solo pochi sono così intimamente uniti a Me e desiderano sentire Me stesso, quelli per i quali la Mia Parola è così deliziosa e preziosa, da averne fame e sete, e che Io possa invitare a tenere l’ultima Cena con Me, per poter distribuire loro, il Pane del Cielo, e deliziarli con il Vino della verità, per la salvezza della loro anima.

Chi, in tal modo, è intimamente unito a Me, vivrà sempre in «memoria di Me», Mi riterrà sempre presente ovunque dimori e qualunque cosa faccia, quindi Mi avrà anche come Ospite a ogni pasto terreno, penserà sempre a Me e avrà sempre il desiderio di sentire la Mia presenza attraverso la Mia Parola, così da essere compenetrato dall’amore per Me, dandone conoscenza anche al suo prossimo, e distribuire ciò che lui stesso possiede, non appena è intimamente unito con l’Amore stesso. La sua anima riceverà costantemente il nutrimento e lo distribuirà regolarmente, e costui comunicherà stabilmente, dimorerà nella Mia comunità e sarà consapevole della Mia presenza.

Comprendetelo, voi uomini, che l’atto della comunione non è solo questione di un attimo, quando viene svolto attraverso la semplice degustazione del pane e del vino; comprendetelo, che Io esigo qualcosa di più che la sola dedizione temporanea! Il vostro cuore deve essere interamente preparato per la Mia accoglienza, deve dapprima compiersi un atto di purificazione che richiede una vita nell’amore, e un uomo amorevole desidererà anche un segno dell’amore corrisposto, desidererà sentire Me stesso1, quindi lui stesso distribuirà dapprima, per poi ricevere di nuovo dalla Mia mano un Dono delizioso: la Mia Parola, la quale, come nutrimento per l’anima, sarà per lui indispensabile! E se lo desidera, sarà anche saziato, mangerà la Mia carne e berrà il Mio sangue, …ed Io terrò la comunione con lui, e lui con Me! – Amen!

 

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1 – ‘sentire Me stesso’ : la possibilità di percepire la voce interiore, sia da Dio-Gesù stesso, oppure dagli esseri di luce, è indicata come una condizione necessaria in ogni credente, in particolare nell’ultimo tempo del tempo della fine, affinché, tramite il diretto contatto con Dio, sia possibile affrontare la difficile lotta di fede profetizzata, fino all’ultimo giorno. [vedi il fascicolo n. 21 − ‘La voce interiore’]

 

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