B. D. nr. 1792

(28. 01. 1941)

 

Una felicità celestiale nel regno dell’eterna magnificenza

 

(da uno spirito-guida):

Soggiornare in un ambiente pieno di luce rende l’essere indescrivibilmente felice; tutto ciò che l’opprimeva e gli pesava gli viene tolto, non è esposto all’oppressione di esseri spirituali immaturi, non vi sono ombre o condizioni oscure che potrebbero spaventarlo. Ovunque vi è gioia, armonia e la luce più radiosa. E l’intimo amore e la gratitudine colmano l’essere che si sente vicino a Dio, anche se non è ancora del tutto fuso con Lui. Tuttavia, nella Volontà divina può ricevere luce e forza da Lui e quindi partecipa già alla magnificenza eterna. Può compiere un’attività che rende felici, può essere attivo nella Volontà divina, conferendo ad altri esseri ciò che riceve lui stesso.

Per il loro sviluppo verso l’alto gli esseri hanno bisogno del continuo apporto di forza divina, e gli esseri di luce sono delle stazioni di forza che continuano a distribuire la forza ricevuta da Dio e che creano così a se stessi uno stato di indescrivibile felicità. L’uomo terreno non comprende né l’attività degli esseri di luce, né il re-indirizzamento della forza sulla forza degli esseri che ne hanno bisogno, ed è perciò privo di qualunque immaginazione, e perciò il pensiero di un’eternità in una beata felicità è per lui un fantasma che vorrebbe negare, che non vuole accettare come realtà.

Egli misura tutto con la scala che può essere impiegata ai processi terreni, non riflette che fuori dalla Terra valgono altre leggi, che vi si svolgono dei processi non comprensibili in modo terreno, poiché la Terra è una delle opere della Creazione più modesta e quindi i suoi abitanti non possono immaginarsi altro che ciò che trovano sulla Terra, perché la capacità d’immaginazione degli uomini non va oltre. E per potersi immaginare minimamente il regno della luce, gli uomini devono essere già molto progrediti, ma ciononostante riusciranno ad afferrare difficilmente la descrizione veritiera, perché a loro dovrebbe essere dischiusa una conoscenza del tutto nuova, della quale gli uomini ne sono raramente capaci.

E perciò quei paesaggi possono essere descritti sempre e solo come eterna magnificenza, perché sono da considerare meravigliosi ed oltremodo graziosi, e portano l’essere in uno stato che può essere definito “di beatitudine suprema”, e tuttavia, l’uomo non può immaginare cosa sia realmente. Perciò gli uomini avranno sempre forti dubbi sulla loro veridicità quando sentono le parole “beatitudine celeste” e “eterna magnificenza”, perché non vogliono accettare come verità, qualcosa che a loro non è comprensibile né spiegabile.

D’altra parte, però, è impossibile iniziarli a qualcosa di più e concedere loro uno sguardo nel regno della luce finche non contribuiranno da parte loro, a diventare essi stessi portatori di luce e forza. Certamente possono raggiungere questo ancora sulla Terra, ma per questo ci vuole una forte volontà e un profondissimo amore per Dio. Allora, però, per loro sarà per lo più facile comprendere quella sfera che in futuro dovrà essere il loro soggiorno, poiché allora è diventato in loro stessi, …chiaro e luminoso! – Amen!

 

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