B. D. nr. 1028

(29. 07. 1939)

 

Quanto è necessaria la vita monastica?

 

(segue dal n. 1027)

(da uno spirito-guida):

Vi è stato posto un limite dovuto alla natura, dove la forza di resistenza minaccia di infiacchirsi, e allora l’anima deve aspettare, per così dire, l’aiuto, se da sola è troppo debole per resistere.

Il senso della vita della donna si estende per lo più al fine di essere attiva in modo provvidenziale e d’assistenza, e per questo le giunge la forza nello stesso rapporto in cui essa esercita l’amore, e quindi, proprio alla donna sulla Terra viene assegnato un vasto campo d’azione per offrirle pienamente l’occasione di far maturare la sua anima. Non è necessaria una rigida delimitazione dei propri doveri e il vivere in totale isolamento sulla Terra, per piacere a Dio, il Signore.

A chi vuol essere ancora più attivo nel servizio dell’amore per il prossimo, saranno date nella vita, in modo libero, abbastanza opportunità, e perciò non è particolarmente vantaggioso per l’anima, se all’essere umano è assegnato un campo dove approntare i propri doveri, che ora saranno certamente adempiuti scrupolosamente, ma sotto una sorta di auto controllo, sotto condizioni dove viene escluso il rifiuto o il venir meno a certi compiti, e quindi l’attività nelle opere d’amore non corrisponde sempre alla libera volontà dell’uomo.

Senza dubbio, la volontà di chi porta se stesso in un tale stato di costrizione, con l’intenzione di consacrare la vita completamente al Signore e Salvatore, potrà essere buona, ma così, egli non riflette a quanto ampiamente ciascuno potrebbe utilizzare e valutare la sua vita terrena in mezzo al trambusto del mondo, e come gli verrebbero offerte abbondantemente delle occasioni per mettere in pratica attivamente l’amore per il prossimo. – Amen!

 

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